mercoledì 18 giugno 2014

Ciclo dei Psichidentici - ritratto 4 - 2010 olio su tela





Ciclo dei Psichidentici - ritratto 4 - 2010
olio su tela - 40x50 cm

«[…] Prospettiva ancora più marginale in Nicolò Rizzo: i ritratti del suo Ciclo dei Psichidentici fanno del limite ragione e inquisizione.»

dal testo critico di Placido Antonio Sangiorgio

- “multiverso Donna” a cura di Alfio Pappalardo -  2012


martedì 17 giugno 2014

Veduta interiore - dittico - 2011 mista su multistrato




Veduta interiore - dittico - 2011
mista su multistrato - 90 x 160 cm

" [...] nelle sue opere attua una profonda ricerca spirituale, attraverso una manipolazione della natura, filtrata, puntando all'acquisizione di un paesaggio primigenio "

dal testo critico di Vincent Navarra -  2013

Madre Perla - 2009 olio su tela





Madre Perla - 2009
olio su tela - 95 x 82,5 cm

«[…] Segna un percorso nella contemporaneità attraverso una neofigurazione, quasi un ritorno alla pittura pura, contaminata non dalle tecniche ma dalle culture.»

dal testo critico di Vincent Navarra

“Segni Contemporanei – tracce del quotidiano” - 2009/2010


venerdì 13 giugno 2014

MUMMIE - senza titolo - 1996 acquatinta su carta rosa spina





"MUMMIE"
senza titolo - 1996 
acquatinta su carta rosa spina cm 23 x 20,7 

«[…]… per la pastosa e fluida corposità del suo tratto pittorico, per la precisione del riporto nelle molteplici varianti della grafica e per l’elevato, complesso e compositivo linguaggio d’un intuire che, nella specifica circostanza di questa progettualità, s’è rilevato ancor più pregevole, se non addirittura di fatto geniale, grazie all’esclusivo e vincente misurarsi, in armonia d’intensità e di sapienza, con una dimensione ispiratrice che gli ha richiesto e concesso non comune delicatezza d’approccio e di riscrittura: e ciò, in particolare, per i modi ed in mezzi d’una “traduzione” iconografica senza dubbio ben degna dello stesso rispetto che affiora, traspare e s’incastona nel reverente salmodiare d’ognuna delle sue opere, le quali, ai soggetti (inerti e inermi), giammai riservano quello sgradevole e laido curiosare, da vivi, sui morti, peggio ancora quando “esposti”.
«[…] Una “summa” di sentimenti preliminari, quindi, che in Rizzo s’attesta a manifestarsi anche nei successivi processi di trascrizione in termini raffigurativi, laddove i “personaggi” (inevitabilmente colti, e con acutezza, in quel loro “essere/non essere” fisicamente ed idealmente sospeso fra cielo e terra, a mo’ di teurgico “resurrexit”) chiedono ed hanno spazio fra sequenze di trasmigrazione/trasfigurazione che ora emergono da grovigli di segni quasi in automatismo di creatività del ritrarre, ora vanno stabilizzarsi in atmosfere ieratiche aureolanti figure atemporali, ora mutano liquefazioni di tratti e cromie dal loro avvinghiarsi alle multiformi evidenze d’ogni fisica decomposizione di materia e di paludamenti, ora riuniscono incombenze ed evanescenze in ectoplasmie di spettri e larve, di ghigni e strazi, di assalti e rese, di aggregazioni e fughe, di urla mute e di assordanti, atroci silenzi.
«[…] Cosmografie e cartografie d’alto impatto, quindi; e rese ancor più vivide, inoltre, da fascinose coniugazioni di atmosfere: siano gravide di luminescenti cromatismi a spalmare iperumana compostezza ed irreale, sconcertante, rarefatta quietudine sulle superfici strutturali di natura lignea per assorbimento di toni e temi fra convivenza di tecnica mista, oppure chiamate a ricontestualizzarsi e ad elevarsi a potenza ri/creativa su carboncini coerentemente spogli oppure finalizzati ad interazioni di dialoghi con l’oli ed altri mezzi e modi espressivi per fulminee catture di attimi apparentemente fissi nel “rigor mortis” ma, in realtà, fuggenti e sfuggenti all’occhio e al gesto che vorrebbero, invece, nuovamente replicarne l’eternarsi, ma stavolta fuori da loculi e dedali; ovvero, ancora, ulteriormente prestidigitate per evidenze calcografiche in dovizia di resa tecnico-strumentale ed espressiva e per esiti di costante polivalenza, laddove accade, per esempio, che all’equilibrio composto delle opere in acquatinta s’accompagni sempre il dramma incontenibile, lacerante, squassante di lavori in linoleumgrafia che lasciano angosciati ed attoniti per spoglia e cruda immediatezza di contrasti abilitata a calibrare (e con grande, sicura perizia compositivo) ogni potenza collisione; nonché, in ultima analisi, ottimizzate da quell’abilissimo “zoomare” su primi piani di volti residuali, determinano, in realtà non tanto e soltanto a farci agganciare panoramiche di dettagli altrimenti destinati a sfuggirci, ma soprattutto ad indirizzarci verso inopinate coesistenze volte a correlare un estremo realismo a simultanee scritture parallele materico-informali tutt’altro regredibili ad insignificante, stucchevole e servile “escamotage”.»

dal testo critico di Nuccio Mula

- “MUMMIE” L’arte dell’Oltre fra trasmigrazioni e trasfigurazioni dell’Imago Mortis - 2009


martedì 10 giugno 2014